L'AI, gli standard estetici, la libertà sessuale e l'oggettificazione: è tutto in collegamento
Come può un gioco con l'AI turbare delle persone? Accade con l'app Remini che propone un adattamento a standard estetici irreali. Ed a proposito di fotografie, parliamo anche di oggettificazione.
Non farne un dramma (ma oggi ne parliamo)
C’è stato un avvenimento che mi ha turbata e credevo di aver semplicemente avuto una over-reaction da buona cancerina quale sono; poi scrollando TikTok mi sono resa conto che si trattava di un sentimento comune ed ho voluto indagare meglio la questione: parliamo dei selfie generati dall’AI con l’app Remini e dei canoni estetici inarrivabili con cui ci massacriamo. E da una storia Instagram è venuta fuori una discussione su libertà sessuale e sessualizzazione.
Grazie per leggere Non farne un dramma! ❤️
🎭 Dietro le quinte del patriarcato
Ho provato anch’io l’app Remini che a partire da 8 selfie crea diverse versioni della propria persona, quasi come fosse uno shooting fotografico, adattando il volto dell’utente a differenti format proposti: foto curriculum, shooting professionale, old money, le quattro stagioni e molti altri. Come ho scritto, “adatta il volto” e lo fa su un corpo preimpostato – magrissimo – con vita stretta, collo e braccia sottili, gambe affusolate, rispecchiando esattamente quell’estetica della magrezza e della perfezione che risulta essere tossica e dannosa per diverse persone, giovani e non, che rincorrono un ideale praticamente impossibile da raggiungere perché non è reale. Il risultato sulla mia persona mi ha turbata, ma non perché mi sia vista più bella di quanto non sono e ciò abbia scatenato un complesso nella mia testa, solo perché quella non sono io e non voglio esserlo; vedermi così magra, con il viso sottilissimo ed allungato, mi ha provocato disagio perché non ho visto la mia persona ma solo finzione, col mio viso “adattato” su quella figura.
Credevo che la mia reazione fosse esagerata, che il mio turbamento fosse dovuto magari ad un periodo di particolare stress che mi fa percepire le cose più tragiche di quanto siano in realtà (è così ma giusto un po’), poi ho notato il trend su TikTok con cui molte ragazze condividono questo “shooting” con l’AI ed ho scoperto che il senso di smarrimento è stato molto più comune di quanto credessi. Diverse ragazze hanno confermato – direttamente nei video postati o tramite commenti – di essersi sentite a disagio nel vedere la propria immagine così tanto trasformata e lontana dalla realtà. Un video in particolare mi ha colpita perché recitava più o meno così: “l’AI dimostra che se fossi magra non ce ne sarebbe per nessuno”; quanto può essere tossica una cosa del genere? Quanto può starci male una persona per un gioco così?
Quello del dismorfismo corporeo è un tema estremamente delicato che va ad inserirsi nel più ampio contesto dei disturbi del comportamento alimentare che solo in Italia registrano circa 3 milioni di persone che ne soffrono. Questo è gran parte generato dagli standard estetici imposti dalla società in cui viviamo, che ci espone costantemente a dei canoni molto spesso inarrivabili di magrezza assoluta accostata alla bellezza, perciò l’equazione che si manifesta nella mente delle persone è magra = bella, accettata, voluta, amata.
Ovviamente il discorso è molto più ampio di così ed i DCA sono riconducibili a diversi altri fattori scatenanti ma qui ci tenevo a proporre la correlazione che scaturisce dall’estetica che abbiamo introiettato da piccol*. Vi sono diverse associazioni che si occupano di sensibilizzazione ed aiuto in questo campo, mi fa piacere portare alla vostra attenzione Animenta DCA[1].
Attenzione, non sto demonizzando l’AI, io stessa ne faccio uso per divertimento, lavoro o per sperimentare un’idea, quello che sto cercando di fare è porre l’attenzione sull’utilizzo errato dei tools di intelligenza artificiale, di come questi potrebbero essere dannosi se non affrontati con consapevolezza.
Oggi porto qui anche un altro argomento che è emerso dopo aver postato alcune storie sul mio profilo Instagram: la libertà sessuale e la sessualizzazione. E qui già sento in lontananza i cori da stadio che urlano “eeeehhh ma non si può più dire nienteeeee”. Come in qualsiasi contesto, dipende come: un mi piace o un complimento ad una foto vanno più che bene se sono accettati dalla persona che li riceve. Quello che non va bene è sessualizzare una donna senza il suo consenso, prendersi libertà che non si hanno nel fare allusioni non gradite; a me è capitato che mi fossero inviati in chat (da persone che conosco) i post di My Secret Case a cui avevo messo mi piace per fare commenti sulle mie preferenze sessuali oppure che mi fossero avanzate domande esplicite sulle stesse. Neppure l’espressione palese di disagio che stavo provando ha fermato gli interlocutori vari ed eventuali, ho dovuto smettere di rispondere e bloccare direttamente i profili. Quanto raccontato è accaduto sistematicamente dopo aver postato dei selfie in cui ero in palestra o indossavo abiti scollati oppure ero molto truccata e no, non si tratta di una coincidenza, ha a che fare con la sessualizzazione di una persona.
Qualche giorno fa, dopo aver postato una foto in costume, ho pubblicato una storia che riportava il seguente testo:
Posso sentirmi figa e postare il mio corpo ma questo non significa che io sia disponibile.
Il patriarcato ti fa credere che la libertà sessuale di una donna coincida con la sua disponibilità sessuale ma, sono due cose diverse. La libertà sessuale è un’espressione personale, riguarda l’autonomia di scegliere ed è basata sul consenso.
La seconda riguarda l’essere oggetto di desiderio altrui.
Nel primo caso è femminismo, nel secondo è patriarcato.
Ed è patriarcale e sessista giudicare una donna in ambito lavorativo, relazionale e personale sulla base di ciò che pubblica.
Mi hanno risposto alcune amiche o ragazze che conosco, esprimendo tutte lo stesso disagio e timore quando si pubblica una foto in cui ci si sente fighe, si indossa un abito sensuale o si è in costume. Si tratta di oggettificazione sessuale ed avviene quando la persona non è più percepita come un individuo ma trasformata in un oggetto atto a provocare piacere nello sguardo maschile, a compiacere l’uomo che guarda e si prende una libertà che non gli spetta. È questo non rispetto dei confini che turba ed intimorisce, che ci ha francamente stancate perché vederci trasformare in oggetti sessuali senza il nostro consenso è una merda.

✍🏼Fuori dal copione
Per “fuori dal copione” oggi vi racconto di Olympe de Gouges (quante femministe interessanti stiamo scoprendo?) Il suo vero nome era Marie Gouze, ed è nata nel 1748 a Montauban, in Francia. La sua vita è stata caratterizzata da una lotta incessante contro l’oppressione e le disuguaglianze che l’hanno portata a essere una delle prime voci a parlare apertamente di diritti delle donne e a sfidare il patriarcato in una società ancora molto rigida e maschilista.
Olympe de Gouges non ha avuto un’infanzia o una giovinezza particolarmente privilegiate. Si sposò giovanissima, ma rimase presto vedova e decise di non risposarsi, una scelta già di per sé radicale in un’epoca in cui le donne avevano pochissima autonomia legale e sociale al di fuori del matrimonio. Dopo la morte del marito, si trasferì a Parigi, dove adottò il nome di Olympe de Gouges e cominciò a dedicarsi alla scrittura e alla politica; qui divenne un’importante drammaturga e autrice di pamphlet politici, con testi fortemente polemici. La sua opera teatrale più nota è L'esclavage des noirs (1789), un'opera contro la schiavitù, che testimonia il suo impegno non solo per i diritti delle donne, ma anche per i diritti umani in generale. La sua lotta contro la schiavitù era in anticipo rispetto ai tempi e si collegava alla sua visione universale dei diritti come non limitati al sesso, ma estesi a tutte le persone oppresse.
Nel 1791, nel pieno della Rivoluzione francese, Olympe de Gouges pubblicò quella che è forse la sua opera più celebre e rivoluzionaria: la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina1. Questo documento, che si ispira alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino approvata durante la Rivoluzione, chiedeva che le donne godessero degli stessi diritti politici e civili degli uomini.
Il preambolo della sua Dichiarazione sottolinea come "la donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell'uomo", rovesciando l'assunto dominante del tempo. Tra le sue richieste figuravano il diritto al voto per le donne, il diritto alla partecipazione politica, l’uguaglianza di fronte alla legge, l'accesso alla proprietà, la possibilità per le donne di avere un'educazione e di partecipare alla vita pubblica. Chiedeva anche il diritto al divorzio e il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio.
Molti rivoluzionari, che pure predicavano l’uguaglianza, non erano disposti a estendere questi principi alle donne.
Quando la Rivoluzione francese cominciò a prendere una piega sempre più autoritaria sotto la guida di Maximilien Robespierre e i giacobini, Olympe si oppose con forza. Era contraria alla violenza politica e criticò apertamente il regime del Terrore, denunciando anche la condanna a morte di Luigi XVI, sostenendo che una democrazia non avrebbe dovuto ricorrere alla violenza.
Nel 1793 fu arrestata e processata per le sue idee politiche, accusata di essere "nemica della Repubblica", morì ghigliottinata il 3 novembre dello stesso anno, nel pieno del Terrore.
Per molto tempo il suo nome è rimasto nell'ombra, la Francia, e in generale la storia, ha tardato a riconoscere il suo contributo, probabilmente a causa del suo essere una donna ribelle in un contesto fortemente maschilista. Negli ultimi decenni, però, Olympe de Gouges è stata riscoperta e rivalutata; è ora considerata una delle pioniere del femminismo e un’ispirazione per chi combatte contro l'oppressione di genere e le disuguaglianze sociali. Le sue idee sono più che mai attuali, soprattutto in un'epoca in cui i diritti delle donne sono ancora spesso messi in discussione e in cui l’immagine del corpo femminile continua a essere manipolata e distorta, come nel caso del discorso che affrontavamo in precedenza.
📌Raccomandazioni impegnative
📚 LIBRO: (in realtà ne sono due)
Brutta di Giulia Blasi edito da Rizzoli (2021) - https://www.ibs.it/brutta-storia-di-corpo-come-libro-giulia-blasi/e/9788817159111?srsltid=AfmBOorqr7VIafSfZlhB25ZrIsFozBroQvqX4rWwDP0xS4USoTOy_faO
Campo di battaglia di Carolina Capria edito da Effequ (2021) - https://www.ibs.it/campo-di-battaglia-lotte-dei-libro-carolina-capria/e/9791280263209?queryId=219ddad64466d3ce0fea626c4e7fbad8